Bonaparte era convinto di non poter avere figli. D'altra parte questa convinzione era suffragata dal fatto che la moglie Giuseppina, in prime nozze, aveva avuto due figli, Eugenio e Ortensia.
Napoleone, però era a caccia di un erede
che potesse conservare nel tempo, l'Impero che aveva creato.
In un primo momento aveva pensato di adottare i figlio del fratello Luigi, che però morì in tenera età.
La famiglia Bonaparte era palesemente ostile a Giuseppina, Napoleone era quindi pressato affinchè la ripudiasse. L'Imperatore, però, benchè non provasse più l'intensa passione dei primi anni, era sinceramente affezionato a sua moglie.
Un unico motivo avrebbe potuto far cambiare idea a Bonaparte: la prova che poteva diventare padre.
A questo scopo la sorella di Napoleone Carolina insieme al marito, il prode Gioacchino Murat ordiscono un piano.
Tra le lettrici di Carolina c'è Éléonore Louise Catherine Denuelle de la Plaigne .
Murat e Carolina fanno in modo da presentarla all'Imperatore che se ne invaghisce e la fa sua amante.
L'Imperatore e la Denuelle cominciano a vedersi regolarmente, benchè la ragazza non sia assolutamente coinvolta dalla relazione, infatti lei stessa racconta che per rendere meno lunghi gli incontri amorosi con Bonaparte, spostava le lancette dell'orologio avanti di mezzora.
Fatto sta che il piano ordito dai Murat riesce alla perfezione: la Denuelle rimane incinta e partorisce il figlio di Napoleone cui viene dato il nome di Leone.
L'Imperatore non riconoscerà mai ufficialmente il bambino anche se farà in modo che una congrua rendita gli venga assegnata.
Questo figlio poco conosciuto cambierà il corso della storia.
Napoleone rimuove la propria convinzione di non poter avere figli, anzi si convince del contrario cioè che la colpa della sterilità della coppia sia da scrivere a Giuseppina per la sua età.
Ciò comporterà la fine del matrimonio tra Giuseppina e Napoleone, una nuova alleanza con l'Austria attraverso il matrimonio con Maria Luisa d'Austria che però non salvò dalla catastrofe l'Impero napoleonico.
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