Fedro, autore principale del genere della favola durante l’
età Giulio-Claudia, nacque in Macedonia, giunse come schiavo a Roma e venne
liberato da Augusto. A causa della forte censura dopo la morte di Augusto, ma
volendo continuare a parlare dei vizi e della corruzione del tempo, cominciò a
mascherare i propri personaggi rappresentandoli come animali.
Di tutta la sua produzione ci sono pervenute 93 favole ( molte sono andate perdute ). Fedro scrisse 5 libri, tutti preceduti da un prologo. In particolare i prologhi evidenziano la crescita di una consapevolezza artistica del poeta: nei primi prologhi Fedro si definisce semplice traduttore di Esopo, negli ultimi invece rivendica la dignità artistica delle sue favole. Nello specifico:
Di tutta la sua produzione ci sono pervenute 93 favole ( molte sono andate perdute ). Fedro scrisse 5 libri, tutti preceduti da un prologo. In particolare i prologhi evidenziano la crescita di una consapevolezza artistica del poeta: nei primi prologhi Fedro si definisce semplice traduttore di Esopo, negli ultimi invece rivendica la dignità artistica delle sue favole. Nello specifico:
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Nel primo e nel secondo prologo il poeta ci
comunica il suo duplice obiettivo: divertire e insegnare;
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Nel terzo prologo ci espone il suo programma
poetico: da voce agli umili e esprime il risentimento di chi vive ai margini
della società ( Atteggiamento che non troviamo in Esopo ). Infine conclude
dicendo che si muove in maniera originale entro la tradizione Esopica,
inventando favole nuove o attribuendo significati nuovi a favole vecchie;
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Nel quarto e nel quinto prologo Fedro riconosce
la sua bravura e conclude presuntuosamente dicendo che Esopo non è altro che un
nome a cui è doveroso rendere grazie per aver inventato un genere.
Protagonisti quasi assoluti delle favole di Fedro sono gli
animali ( ma ci sono anche contadini, pescatori, etc. ) che incarnano i vizi
degli uomini. Questi possono essere divisi in due categorie: oppressori ( Lupo,
Cinghiale, Aquila, Leone ); oppressi ( Agnello, Cavallo, Topo ). Lo stile
ricalca il “sermo quotidianus” ( linguaggio quotidiano) dei ceti elevati,
preferisce la brevitas poiché il suo messaggio deve essere chiaro e concreto.
Non fu molto apprezzato dai contemporanei, ma fu riscoperto in seguito,
soprattutto nel Medioevo ( Cfr La Fontaine )
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