Seneca, secondogenito di Seneca il vecchio, nacque a Cordova. Venne indirizzato dal padre agli studi oratori, ma successivamente fu attirato anche da quelli filosofici. Era di salute cagionevole e solo grazie al pensiero neoplatonico sulla morte e sui dolori egli riuscì a tenersi lontano dalla malattia. Fu per un breve periodo in Egitto dalla sorella della madre, ma quando ritornò a Roma partecipò attivamente alla vita politica sotto l’impero di Caligola. Alla morte di Caligola sale al potere Claudio e la vita di Seneca ebbe una svolta.
La prima moglie di Claudio, Messalina, accusò la sua rivale in amore Giulia Lavilla di avere rapporti con Seneca. Seneca quindi venne mandato in esilio in Corsica e di questo periodo fanno parte le consolationes: in particolare ricordiamo quella “Ad Polibium”, un liberto di Claudio, con la quale riuscì ad ottenere i favori di Agrippina, madre di Nerone, a tal punto da divenirne il precettore del figlio, allora dodicenne. Salito al potere Nerone, il poeta assiste a molti omicidi e intrighi di corte ( ricordiamo che lo stesso Seneca scrisse la lettera con la quale Nerone si giustificava davanti al senato dell’ uccisione della madre ). Seneca quindi si ritira dalla vita pubblica, ma questo atteggiamento fu visto come un rimprovero nei confronti delle nefandezze di corte, cosicchè alla prima occasione fu accusato e gli fu intimato di suicidarsi.
La prima moglie di Claudio, Messalina, accusò la sua rivale in amore Giulia Lavilla di avere rapporti con Seneca. Seneca quindi venne mandato in esilio in Corsica e di questo periodo fanno parte le consolationes: in particolare ricordiamo quella “Ad Polibium”, un liberto di Claudio, con la quale riuscì ad ottenere i favori di Agrippina, madre di Nerone, a tal punto da divenirne il precettore del figlio, allora dodicenne. Salito al potere Nerone, il poeta assiste a molti omicidi e intrighi di corte ( ricordiamo che lo stesso Seneca scrisse la lettera con la quale Nerone si giustificava davanti al senato dell’ uccisione della madre ). Seneca quindi si ritira dalla vita pubblica, ma questo atteggiamento fu visto come un rimprovero nei confronti delle nefandezze di corte, cosicchè alla prima occasione fu accusato e gli fu intimato di suicidarsi.
Rientrano nei dialoghi di Seneca. Le consolationes sono un punto di incontro tra genere letterario, filosofia stoica e retorica. In tutte e tre troviamo la volontà di Seneca di “consolare” qualcuno per un qualche avvenimento triste, anche se non sempre l’ obiettivo principale era quello. Questo è il caso della “ consolatio ad Polibium”, che fu composta durante l’esilio. Polibio era un liberto di Claudio e da poco aveva perso il fratello. Seneca lo consola, chiedendogli poi successivamente di intercedere presso l’ imperatore per poter rientrare a Roma. Nella “ consolatio ad Helviam matrem” invece, Seneca si rivolge alla madre per alleviarle il dolore per la lontananza dal figlio ( Seneca ) che si trovava in esilio. La terza infine è dedicata a Marcia (“consolatio ad Marciam”), la figlia dell’ imperatore dello storico Cremuzio Cordo: il figlio di Marcia era morto e Seneca la consola prima ricordandole la bellezza del figlio, poi le dice di non disperarsi in quanto deve essere felice che lo ha cresciuto, piuttosto che non averlo mai partorito. Inoltre il figlio di Marcia si era suicidato, e a tal proposito Seneca riflette sul pensiero stoico della morte, cioè una liberazione dei mali terreni.
Dialoghi
I dialoghi veri e propri sono 7 e si basano sullo schema della diatriba ( tesi e antitesi ):
· De provvidentia: dedicata all’amico Lucilio, viene affrontata la tematica del dolore. Lucilio chiede a Seneca perché le sventure capitano sempre agli uomini migliori. Seneca risponde che le sofferenze devono essere viste in maniera positiva, in quanto irrobustiscono l’ animo; la provvidenza mette alla prova gli uomini virtuosi, che riescono a risolvere le avversità proprio grazie alla virtù.
· De brevitatae vitae: dedicata all’amico Paolino. Tutti si lamentano che la vita è troppo breve. Seneca risponde che la vita non è breve ma bastevole. Sono gli esseri umani che si interessano troppo dei vizi e delle passioni trascurando se stessi e le proprie virtù.
· De vita beata: dedicata al fratello Novato ( Gallione ). Il fratello gli chiede il modo per raggiungere la vita beata. Seneca risponde che bisogna vivere secondo natura, seguendo le virtù e fuggendo dai piaceri e dai vizi. Tuttavia il fratello gli fa notare che molti pensano di lui come un ciarlatano che predica bene e razzola male. Allora Seneca si difende dicendo che il fatto che egli abbia tanti beni materiali non significa che ne è schiavo. Infatti l’ importante è “habere non haberi” ( Possedere, non esserne posseduti )
· De costantia sapientis: dedicata all’ amico Seleno. Il saggio deve mantenere la calma di fronte alle avversità, dominando le passioni. Il saggio deve dedicarsi alla vita contemplativa qualora le condizioni politiche siano infette.
· De tranquillitatae animi: dedicata all’amico Seleno. Seneca ribadisce il concetto dell’ otium, quando la vita politica turba gli animi. Nell’ otium si deve conseguire la tranquillità dedicandosi all’amicizia e praticando la tolleranza. Tuttavia il saggio deve prendere parte alla politica, ma deve allontanarsi solo qualora qualcuno lo obblighi a rinunciare alla virtù.
· De otio: dedicato a Seleno. Viene ribadito il concetto dell’ otium contrapposto ai negotia.
· De ira: dedicata al fratello Lucio Anneo Novato, è l’unico dialogo diviso in tre libri. Secondo Seneca questo sentimento era molto nocivo, perché quando si è in preda all’ira non si ragiona. Qui ritroviamo la storia di Pisone e i tre uomini: un giorno due soldati vanno in esplorazione, ma ne torna solo uno. Pisone pensa che quest’ ultimo abbia ucciso l’amico e quindi chiama un terzo uomo per ucciderlo. L’amico tuttavia ritorna, e quindi il boia accompagna entrambi i soldati davanti a Pisone, che in preda all’ ira manda a morte tutti e tre.
Trattati
Seneca scrisse tre trattati:
· Nel De Clementia affronta la tematica della Clemenza; è dedicato a Nerone ( diciottenne ). Seneca gli insegna ad usare la clemenza, definita dal poeta anche come temperantia animi. La clemenza è utile al principe per ottenere il favore dei sudditi, ma non deve essere utilizzata troppo spesso affinchè non si cada nella troppa bontà, e affinchè i sudditi mantengano il rispetto verso il principe.
· Nel De Beneficiis, dedicato all’ amico Liberale, si affronta il tema della beneficenza e della gratitudine. Il beneficio non va offerto pensando all’ utile che può venirne. Il beneficio fa bene a chi lo fa, e non a chi lo riceve. Tuttavia non ci si deve dimenticare di che ci ha reso benefici.
· Nelle Naturales Questiones, dedicato all’ amico Lucilio, l’intento è quello di esaminare i fenomeni atmosferici e celesti. A prima lettura sembrerebbe un trattato scientifico, ma in realtà Seneca vi introduce degli elementi rifacenti alla filosofia stoica, per cui sarebbe meglio parlare di trattati filosofico-scientifico. Ci parla dei fuochi celesti ( L’arcobaleno, le meteore), i tuoni, i fulmini, le nubi, le precipitazioni, i venti, i terremoti ( in particolare quello del 62 a.C. in Campania ), le comete.
Stile di Seneca nei trattati, nei dialoghi e nelle epistole
Seneca è stato definito un vero caso letterario perché anticipa il modernismo, in quanto sia nello stile sia nei modelli comunicativi si adegua alle situazioni circostanti e ai momenti particolari. Introduce una forte tensione emotiva che è causata dal convergere di tre elementi: lo stoicismo, la diatriba e la retorica. Secondo il pensiero stoico deve esserci una corrispondenza diretta tra cose e parole. Di conseguenza lo stile diventa espressione dell'intuizione filosofica, attraverso la scelta e la disposizione delle parole si arriva alla realtà delle passioni. Espressione formale e indagine filosofica si identificano; per quanto riguarda la diatriba, essa serve per esortare all'etica e alla filosofia, a dare un impulso continuo all'ascoltatore con allocuzioni e apostrofi. Inoltre serve per evidenziare toni moralistici e satirici e a tal proposito utilizza proverbi e modi di dire talvolta offensivi; la retorica, invece, serve per convincere o dissuadere le persone. Seneca utilizza la retorica in base alle regole classiche. è perfetto sotto questo punto di vista. L'uso continuo di citazioni serve per alzare il livello emotivo e filosofico. Per ottenere questo effetto drammatico egli ricorre alla "gradatio", cioè la costruzione in crescendo con una prorgressiva intensificazione. Fa spesso ricorso a metafore e sinonimi. Utilizza la paratassi e le frasi sono molto brevi, utilizza molte sententie, allitterazioni e anafore. Questo stile non venne molto apprezzato dai contemporanei, in quanto erano abituati allo stile di Cicerone ( concinitas ). Per questo il suo stile venne definito "inconcinitas". Lo stile di Seneca era inoltre definito " harena sine calce"( sabbia senza calce ), ovvero uno stile destinato a crollare.
Tragedie
Sono state attribuite a seneca 9 tragedie ( Coturnie ), le uniche che ci sono pervenute nella letteratura latina. Molto probabilmente queste tragedie erano destinate alla lettura e non alla rappresentazione: lo stile e la metrica utilizzati, nonchè la presenza di scene di morte e spargimento di sangue ( impossibili da rappresentare ) sono una prova di questa ipotesi. ( lo stile del macabro era il simbolo dell'età giulioclaudia, come se i poeti "sfogavano" il loro odio verso il potere nelle loro opere ). In medea Seneca si sofferma in maniera molto minuziosa su come la protagonista uccide i figli e li getta dal tetto della reggia e cadono ai piedi del padre. Nel Tieste troviamo la figura di due fratelli: Atreo e Tieste. Atreo scopre che la moglie è l'amante del fratello Tieste. Atreo invita Tieste a pranzo e lo accoglie benevolmente con un sontuoso banchetto. Questo banchetto in realtà era stato cucinato con il corpo dei figli di Tieste che lo stesso Atreo aveva ucciso. Nell'Ippolito Seneca si sofferma sull'uccisione di Ippolito, assalito da un mostro marino, e sul suicidio di Fedra. Secondo la tradizione Seneca avrebbe scritto anche una tragedia di contenuto romani ( una praetexta), la cui protagonista era Ottavia, moglie di Nerone, che viene fatta uccidere dal marito perchè voleva sposare Pompea. Le tragedie presentano la struttura tipica del dramma classico, un prologo, 5 atti e intermezzi corali. Seneca si ispirò a modelli greci, ma notiamo un processo di umanizzazione delle figure tragiche già intrapeso da Euripide. Inoltre in Seneca la tragedia non scaturisce da guerre o azioni esterne, ma da vicende familiari. Anche quest'aspetto è stato una conseguenza della permanenza di Seneca alla corte imperiale. Lì il filosofo ha assistito a matricidi, sucidi, nonchè alle passioni estreme ( FUROR ). Le tragedie hanno un elemento catartico: non bisogna farsi vincere dalle passioni.
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